Idee, consigli, itinerari, foto, video e diari di viaggio... ma non solo!

Scopri tutte le aree tematiche della Gazzetta delle Highlands! Giochi on-line, musica e... gli Highlanders!!!

 

 
   
     
 

         

 

Uno dei punti di maggior interesse a Povegliano è Villa Balladoro, con il suo Parco e il museo Archeologico:

 

(Foto 2006)

 

Villa Balladoro prima del restauro della facciata (Foto 2003)

 

 

 

 

 

Il Conte Gio-Batta Balladoro La Contessa Maria Canossa

 

 

 

Note sul Museo Archeologico di Villa Balladoro.

Il nome di cui si fregia quest’Associazione fondata nel 1972, non poteva essere scelto meglio, non solo perché i Balladoro figurano fra le famiglie patrizie più rappresentative del passato del paese, ma anche perché fra i suoi membri figura quell'Arrigo Balladoro che assieme a Righi, al Caliari e ad altri diede un contributo notevole, anche se non ancora del tutto utilizzato, alla conoscenza del folclore e delle tradizioni popolari veronesi. Un nome quindi che sta a significare una specifica volontà di riscoprire o aiutare a riscoprire la storia della propria comunità e a diffondere l'attenzione e la sensibilità per il patrimonio storico ed artistico.

E a proposito di storia della comunità va ricordato che un contributo fondamentale per una migliore conoscenza di essa può venire da un'indagine accurata e competente condotta fra i numerosi faldoni e registri dell'archivio Balladoro già depositato presso l'Archivio di Stato di Verona e, da qualche anno, affidato al comune di Povegliano.

Associazione, museo, archivio e biblioteca civica, i cardini della vita culturale del paese, hanno tutti la loro sede nella villa che appartenne alla summenzionata nobile famiglia. Si tratta di un edificio secentesco che da solo testimonia quale fosse la funzione di queste dimore nella pianura e come il decoro e l'eleganza dei luoghi destinati a piacevoli soggiorni sapesse convivere con la semplicità e la funzionalità di quelli specificamente adibiti ad attività economiche e aziendali. Anzi, a differenza di quanto si nota in altre residenze dominicali, le due parti qui non presentano interruzione nelle strutture murarie; tutti gli edifici si succedono contigui e disposti a formare un impianto rettangolare che si apre nell'unico accesso.

Ma torniamo all'Associazione Balladoro e alla sua attività di ricerca che ha portato ad una serie di scoperte che hanno dato consistenza ancora maggiore all'importanza che Povegliano già aveva acquisito nella letteratura paletnologica in seguito agli scavi effettuati fra il 1876 ed il 1877 in località Gambaloni. In quell'occasione era venuta alla luce una necropoli della media età del Bronzo, con inumati accompagnati da corredi costituiti da spade, pugnali e spilloni, attualmente conservati presso il Museo Nazionale Pigorini a Roma. Pochi anni dopo furono segnalati rinvenimenti occasionali riguardanti gruppi di sepolture della tarda età del Ferro, avvenuti ai Campi Magri della Bora e alla Madonna dell'Uva Secca.

Sono appunto queste le due Età preistoriche che trovano ampia documentazione nelle vetrinette che occupano quattro stanze di Villa Balladoro, ma mentre quella del Bronzo presenta reperti che coprono tutto l'intero arco cronologico, quella del Ferro è rimasta ferma al periodo finale. Forse future ricerche potranno dare una spiegazione di questo iato, se non eliminarlo.

Che ci sia ancora molto da scoprire nel territorio di Povegliano, lo ha chiaramente dimostrato il saggio di scavo in località Muraiola che ha consentito di recuperare, fra l'altro, due lame di pugnale di bronzo e una matrice d’argilla che serviva per la fabbricazione di pendagli ornamentali d’elaborata fattura.

I reperti più antichi ed interessanti dell'esposizione sono rappresentati da due asce di rame rinvenute a Gamberella, sempre entro i limiti geografici del comune. «Si tratta - scrive Luciano Salzani - di due rinvenimenti sporadici ed una ricerca di superficie finora non è riuscita ad individuare alcun contesto archeologico; non è improbabile che possano essere interpretate come oggetti votivi, deposti in un corso d'acqua o in una palude, secondo un rito ben noto nella preistoria».

I materiali dell'Età del Bronzo Antico sono stati raccolti nelle località Zocca e Grezzanin e sono riconducibili, sotto il profilo della tipologia, alla cultura di Polada che ha lasciato tante testimonianze nelle stazioni dell'anfiteatro morenico del Garda.

Più documentato risulta il periodo fra il Bronzo Medio e Recente oltre che al Grezzanin, a Muraiola ed a Grezzano. I manufatti di quest'ultima località non differiscono per lo più da quelli che si conservano nelle raccolte di Isola della Scala e di Gazzo Veronese, avvicinandosi alle forme tipiche dei prodotti terramaricoli. Un singolare risultato conseguito è stato quello di accertare, attraverso il ritrovamento di numerose forme di fusione, scorie di forno e frammenti informi di bronzo, che in loco ha operato un'officina metallurgica.

Numeroso materiale hanno fornito anche le località della tarda Età del Ferro (III-I sec. a.C.) di Cami Magri, della Bora di S. Andrea, di Crocetta, di Ponte dei Mulinei e dell'Uva Secca. In quest'ultima località uno scavo condotto sul finire del 1985 dalla Soprintendenza in collaborazione col gruppo Balladoro ha portato alla luce quattro tombe con numerosi materiali di corredo gallici fra i quali una padella in bronzo con manico che termina a protome d'uccello, un mestolino ed una situla pure in bronzo e numerosi altri manufatti di ceramica.

Si tratta di sepolture che - giusto quanto osserva il Salzani - sono riferibili ad una piccola comunità pacificata e fortemente romanizzata nella cultura materiale, ma che conserva ancora la propria identità culturale nei riti funebri, e in un momento in cui a non molti chilometri di distanza era già stata fondata la città romana di Verona.

Tra i meriti dell'Associazione, sempre nel settore dell'archeologia, non va taciuta la scoperta di una necropoli longobarda in località Ortaia ove, fra il 1985 e il 1986, sono state messe in luce circa 40 tombe.

Fra i reperti più suggestivi di quest’orizzonte culturale vanno di certo collocati un cavallo e due cani che, accuratamente ricomposti con un lungo lavoro di pazienza ed intelligenza, costituiscono il motivo di maggior richiamo dell'esposizione.

La comprensione del significato dei vari oggetti esposti è resa più facile da elaborati grafici e didascalie finalizzate a fare della mostra un vero e proprio itinerario didattico. Essendo annesso alla biblioteca è possibile visitare il museo durante le ore di apertura della stessa.

Fonte: Notiziario BPV numero 4 anno 1988

        

 

 

 

 

Webmaster Koeman (2013)