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Sin dalla preistoria visse sulle paludi. La complessa opera di bonifica fu iniziata non prima del 1400: se si eccettua un primo intervento operato dai padri benedettini nel 1200, l'escavazione su larga scala delle risorgive e la bonifica del suolo, anche con l'incanalamento delle acque stagnanti, furono iniziati nel XV secolo, quando i patrizi veronesi e veneziani intrapresero la coltivazione del riso nella media e bassa pianura e nel 1500 quando ci fu un notevole sviluppo della praticoltura: cominciò allora quella che a partire dai primi decenni del 1500 sarebbe diventata "la corsa all'acqua", che indusse i proprietari a scavare quanti più fossi possibile.

L'acqua, da sempre presente nel territorio, suggerì l'adozione della libellula (volgarmente chiamata cavaoci o sbusaoci) quale simbolo sullo stemma comunale attualmente in uso.

I corsi d'acqua di risorgiva che nascono a Povegliano Veronese sono:

- il fiume Tartaro con la sorgente principale al Dosso Poli e secondarie al Soco (volgarmente detta "el gorgo del segretario"), nel fossetto Cavazzocca e nei tre gorghi delle Riare;

- la fossa Calfura con le due sorgenti in località di Madonna della Via Secca;

- la Giona con il gorgo alla Pioppa;

- la Bora con tre gorghi presso la corte Livello ("el Liél"), uno a fianco del Gresanìn e due alla Muraiola;

- la Draga con la sorgente principale, "el gorgo de salveregjna". vicino al Tartaro sulla via per Vigasio ed una secondaria (oggi asciutta) dietro la corte Pignolà;

- la Liona con nove sorgenti nelle vicinanze di quella principale della Draga;

- la Moretta con due gorghi nei pressi di S. Andrea e del Crdon;

- la Adisa che nasce vicino al confine con Mozzecane;

- l' Acqua Bassa sul confine con Mozzecane;

- la Gambisa con il gorgo ed il gorghetto al Cas'on;

- la Fontana con quattro sorgenti ed un gorghetto a sinistra e sotto i Boschi di Sopra;

- l' Acqua Bassa con due gorghi ed un gorghetto a sud dei Boschi di Sopra;

- la Fossona, l'Acqua Bassa ed un ramo della Bora al ponte dei Mulinei formano un'unica fossa chiamata Gambarella, che, nella zona più a sud del paese, riceve l'acqua di un'ultima risorgiva.

Nota: I nomi dei corsi d'acqua minori non rientrano nella toponomastica ufficiale, ma si sono tramandati oralmente. Sono riportati solo i corsi di risorgiva e non i canali e condotti che, negli ultimi decenni con l'introduzione dei mezzi meccanici, sono stati a volte deviati o intubati.

Povegliano Veronese è ritenuto dagli studiosi un importante luogo di ritrovamenti preistorici ed i numerosi reperti archeologici, databili dall'eneolitico (2500 a.C.-1800 a.C.), indicano con certezza una continuità di vita a partire dall'età del bronzo (1800 a.C.-900 a.C.).

L’ascia di Gambarella fu ritrovata nel 1967 in località Gambarella. Il manufatto, in rame e lungo cm. 27, è ben conservato.

A causa della mancanza di un preciso contesto difficile è la sua attribuzione cronologica e problematica l'interpretazione archeologica.

Una necropoli preromana della media età del bronzo venne scoperta nel 1876/77 in località Gambaloni presso il condotto della fossa Gambisa durante l'escavazione della ghiaia. Nel 1880 furono riportate alla luce sepolture della tarda era del ferro nei campi magri della Bora e dell’Ortaia.

Altri scavi più recenti hanno fatto emergere importanti ritrovamenti della media età del Bronzo in località Muraiola e un grande numero di tombe celtiche, romane e longobarde presso l’Ortaia.

Il cavallo con i due levrieri è stato ritrovato nell’agosto del 1986 in una necropoli longobarda del VII° secolo dopo Cristo. E’ una sepoltura rituale: il cavallo, ritrovato acefalo, è stato tumulato su un fianco con i due cani accucciati vicino. Le ossa dei tre animali sono state restaurate e consolidate in un istituto universitario e rimontate su appositi supporti nella posizione originaria.

Questo e molti altri reperti archeologici sono esposti al pubblico in una mostra permanente presso villa Balladoro.

La presenza nei secoli passati di nobili proprietari terrieri è testimoniata dai palazzi edificati nell'abitato e dalle numerose corti rurali, alcune con oratorio, disseminate un po' per tutta la campagna.

Alcune ville, tra le quali il centrale palazzo Cavazzocca, sono state abbattute, altre cadono in rovina, altre ancora sono state restaurate e rimesse a nuova vita.

Tra queste ultime da ricordare la villa Balladoro con parco, il palazzotto Balladoro, appartenuto alla signoria degli Scaligeri e sede del comune nel XVI° secolo, il palazzo dei Venturi, già dei conti Olivieri.      

        

 

 

 

 

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